Giornata Mondiale dell’Osteoporosi

Ne parliamo con il Dott. Marco Dell’Acqua, Endocrinologo.

Il 20 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’osteoporosi, una malattia caratterizzata dalla progressiva riduzione della massa ossea associata ad un aumentato rischio di fratture spontanee o indotte da minimi traumi, definite come fratture da fragilità.

Generalmente questa patologia decorre asintomatica per anni e se non ricercata attraverso esami specifici, spesso viene diagnosticata in occasione di una frattura oppure fortuitamente attraverso radiografie eseguite per altri motivi.

La prevenzione di questa condizione dovrebbe iniziare fin dall’infanzia, adottando un sano stile di vita per raggiungere un adeguato picco di massa ossea e mantenere un buono stato di salute delle ossa, in particolare attraverso una corretta alimentazione, un’adeguata e regolare attività fisica e il mantenimento di un peso corporeo ottimale.

L’osteoporosi e le correlate fratture da fragilità hanno rilevanti conseguenze sia in termini di mortalità sia di disabilità motoria con elevati costi sanitari e sociali.

Si tratta di una patologia molto diffusa a livello globale e si stima che nel nostro Paese colpisca circa 5 milioni di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa.

I principali fattori di rischio modificabili dell’osteoporosi sono la sedentarietà, l’alimentazione non equilibrata e povera di calcio, il consumo eccessivo di alcol, l’eccessiva magrezza, i disturbi del comportamento alimentare e il tabagismo, quelli non modificabili invece, sono rappresentati dall’età, dalla familiarità e dal genere: le donne hanno una minore massa ossea rispetto agli uomini e la riduzione, che si verifica con la menopausa, degli ormoni sessuali determina una più rapida e precoce perdita di massa ossea.

Rientra nelle condizioni a rischio di osteoporosi, il periodo successivo alla menopausa, in cui può essere utile una valutazione endocrinologica della propria condizione scheletrica.

L’identificazione precoce dell’osteoporosi può consentire, infatti, l’attuazione di misure finalizzate al rallentamento della malattia e alla riduzione del rischio di fratture da fragilità.

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